Salta al contenuto

Platea - Via Degli Archi.

Contrada Vallis - Via Piacenti.

Contrada Vallis - Porta della Valle.

Posterola - Chiostro Sant'Agostino.

Sbandieratori e Musici Città di Amelia - Chiostro Sant'Agostino.

Platea - Piazza Mazzini.

Officiales - Piazza Marconi.

Crux Burgi - Porta Leone IV.

Crux Burgi - Via della Repubblica.

Collis - Palazzo del Seminario - Sala D'Arme.

Collis - Palazzo del Seminario - Cappella.

Posterola - Via Pereira.

Gruppo Armata Medioevale - Poligono G.A.M. "Arco e Balestra Storici"

Dama della Colomba.

Dama sposata.

Prete.

Breviario.

Occhiali.


Figura allegorica ideata dalla Contrada per rendere omaggio al Palio e alle vittorie ottenute: la Contrada ha all’attivo sette palii vinti.


Lo status di donna sposata era riconoscibile dalla presenza del capo coperto: veli, bende e mantello coprivano la testa delle mogli. Dagli atti notarili si evince la predilezione in area umbra per il colore verde nelle vesti delle donne, in particolare per le vedove.


Nel territorio della Contrada, si erge la chiesa di Sant’Angelo ormai sconsacrata. Grazie alle fonti di archivio, la Contrada è stata in grado di identificare il prete che nella prima metà del Trecento officiava nella chiesa: si tratta del presbitero Luca.


Il breviario è un libro liturgico usato in varie confessioni cristiane per pregare nei diversi momenti della giornata secondo la suddivisione delle ore canoniche.


La prima raffigurazione di questa invenzione è del 1352, opera di Tommaso da Modena, che dipinse nel Capitolo di San Nicolò a Treviso quaranta personaggi illustri dell’ordine domenicano, raffigurando tra questi il cardinale Ugo di Provenza mentre scriveva sul banco, circondato da codici: sul naso ha inforcato proprio un bel paio di occhiali pince-nez, ripiegabili.

Custode della porta

Basilarda

Scarsella

Tamburo.

Tubicina.

Musico.

Anziano.

Moglie dell'anziano.


I Custodi della Porta non erano una magistratura o una carica vera e propria, ma erano cittadini scelti dagli Anziani con il compito, in particolari condizioni di pericolo, di custodire le chiavi delle Porte.


I Custodi della Porta erano civili particolarmente degni di fiducia cui, una volta eletti, veniva affidato l’oneroso compito di tenere e difendere una o più chiavi delle Porte. Per tale ragione poteva essere di aiuto portare con sé una piccola arma da difesa come quella in foto.


Accessorio fondamentale nel vestiario del XIV secolo sia per uomo che per donna di qualsiasi condizione sociale. Impiegato per i più diversi scopi, poteva essere realizzato in forme e materiali differenti.


Strumento a percussione realizzato con pelli di capra, legno e cordame. Nelle raffigurazioni pittoriche del Trecento si è soliti vedere un solo musico, differentemente da ciò che accade nei cortei odierni.


Strumento a percussione realizzato con pelli di capra, legno e cordame. Nelle raffigurazioni pittoriche del Trecento si è soliti vedere un solo musico, differentemente da ciò che accade nei cortei odierni.


Con musico si intende sia colui che intratteneva con canti e melodie i commensali durante i banchetti, feste e ricevimenti, sia colui che accompagnava un esercito durante la marcia in preparazione alla guerra. La figura di musico, così come interpretata dalla Contrada Vallis, rientra nella prima interpretazione.


Principale magistratura cittadina della durata di due mesi, costituiva assieme agli altri cinque il più importante consiglio della città. Gli Anziani affiancavano il Podestà, indicendo i Consigli comunali e vigilando sul rispetto delle consuetudini locali.


Il vestito di questa dama trae ispirazione dall’opera di Pietro Lorenzetti Santa Caterina, facente parte de La Pala del Carmine, datata 1329. A cambiare però, rispetto all’originale, sono i colori in cui è realizzato l’abito: il giallo ed il blu, colori identificativi della Contrada Vallis.

Musico.

Riccadonna.


Il corteo si apre con il gruppo musici, i quali hanno adottato il motto SIC MERENTI donato alla contrada dalla famiglia Cansacchi.


Riccadonna di Ser Salvo è una figura storica per eccellenza: vivente al tempo dei nostri statuti è stata fondatrice del monastero benedettino di Santa Caterina per volontà testamentaria.

Custode Celato.

Guardaspalle Sindaco.

Vessillifero.

Stimatore.

Lucernario.

Anziano.

Sindaco.

Notaio Super Catastos.

Notaio.


Hanno una carica di 6 mesi e vengono nominati dagli anziani. Il loro compito è quello di denunciare, restando in anonimato, delle trasgressioni minori.


Era la "guardia del corpo" del Sindaco, vigilando sempre su di lui senza mai distogliere lo sguardo.


Colui che porta il gonfalone con i colori bianco-blu in campi contrapposti. Sul vessillo è riportato in pittura a mano lo stemma della famiglia Cansacchi, nobile casata amerina del tempo. La famiglia Cansacchi con atto di donazione notarile presso il notaio Spagnoli ha donato alla contrada Platea colori, stemma e simboli i quali sono oggi motivo identificativo della stessa.


Nel comune amerino ve ne erano più di uno, ed erano delegati dallo stesso a fare stime in caso di risarcimento a privati cittadini.


La sua mansione era quella di occuparsi dell'illuminazione pubblica al calar della sera.


Anche questa è una figura comune a tutte le contrade e lo possiamo riconoscere dal medaglione.


Sindaco In questo caso(come per i musici) siamo di fronte ad un compromesso tra storia e rievocazione, poiché di certo in una contrada non esisteva una sola famiglia importante. Il Sindaco deve denunciare al Podestà i crimini che si verificano nel suo agglomerato.


Notaio supercatastus sono in realtà due figure che possiamo trovare negli statuti. Eletti dagli anziani e restano in carica per 2 mesi. Questi notai devono essere approvati dal consiglio del popolo.


È uno dei due eletti dagli anziani per ricopiare in un libro membranaceo conservato presso la segreteria della chiesa di S. Fermina, ovvero la cattedrale. È una figura disciplinata nell'articolo 16 dallo Statuto del Popolo del 1346.

Entra nella Sala dei Trofei.

La bandiera.

Bacheca trofei.

25 anni.

www.sbandieratoriamelia.it

Il Costume.

Libro 25 anni di storia.

La Chiarina.

Il Tamburo.

Campioni Italia LIS.


In primo piano esaltato da un ardente fuoco troviamo l'elemento principale: l'Arme di Amelia, risalente al tardo medioevo, All'angolo in alto cinque lingue di fuoco danno forza e vitalità a cinque stelle. Le cinque contrade di Amelia, che tenendosi per mano formano quattro archi. Cosi per rappresentare le quattro porte principali della città. Grazie Andrea Cinti per averci regalato questo capolavoro.


Dal 1994, anno della fondazione, il Gruppo Sbandieratori e Musici Città di Amelia si è esibito nelle maggiori piazze delle più belle città italiane ed estere tra cui: Città del Vaticano, Giappone, Francia, Germania, Olanda, Belgio, Slovacchia, Ungheria, Lussemburgo; diffondendo così il proprio nome, i propri colori e la nobile arte della bandiera.


1994-2019
25 anni di storia del gruppo Sbandieratori e Musici città di Amelia. Un traguardo importante da cui ripartire. Un susseguirsi di persone, cambi generazionali e varietà di spettacoli che hanno contribuito a diffondere in Italia e nel mondo il nome di Amelia, i colori e la nobile arte della bandiera.


Il costume del gruppo ha tre tipologie leggermente differenti, lo sbandieratore, la chiarina e il tamburino... In tutti si ritrovano colori studiati e non a caso... Il Rosso che rappresenta la Forza, la Bellezza e la Potenza... L' Azzurro la Pace, il Bianco la Gloria, il Giallo Oro la Nobilta ed infine il Grigio richiama fortemente la città di Amelia che nell'antichità era anche chiamata "Cinnerina" (Arturo Graff, Miti e leggende del Medioevo) per il caratteristico colore della pietra sulla quale è eretta e con la quale è stata fortificata la città con le possenti e monumentali Mura Poligonali.


1994-2019
25 anni di storia sono un traguardo importante per questo gli Sbandieratori e Musici Città di Amelia, tramite lo sbandieratore/scrittore Mauro Barcherini, hanno realizzato una creazione letteraria unica nel suo genere, un racconto romanzato che descrive 25 anni di personaggi e aneddoti.


La chiarina è uno strumento a fiato della famiglia degli ottoni caratterizzata da un suono squillante che, insieme al rullare dei tamburi, accompagna i vari esercizi degli sbandieratori. Simile alla tromba per forma ma differente per lunghezza, la chiarina utilizzata dal nostro gruppo è composta da tre pistoni che permettono di eseguire squilli con una più variegata estensione. In sfilata, posizionata subito dopo lo stendardo, la chiarina annuncia l'ingresso del gruppo in piazza attirando così l'attenzione degli spettatori.


Il Tamburo è uno strumento a percussione della famiglia dei membranofoni. Si definisce “tamburo” uno strumento cavo con forma cilindrica con il suono prodotto percuotendo o raschiando una pelle tesa su una o entrambe le estremità del fusto. E’ uno strumento presente in tutte le culture e in ogni parte del mondo e si può annoverare fra gli strumenti più antichi. Ogni zona ha le proprie peculiarità, le proprie caratteristiche sia costruttive che del modo di suonare, e anche all’interno di una stessa cultura ci sono delle varianti. In alcune località della Calabria le processioni religiose sono accompagnate dal ritmo scandito da complessi formati soltanto da suonatori di tamburo. Famosi erano i “tummarinari” di Pittarella. In Sardegna, l’utilizzo dei tamburi è soprattutto in periodo di Carnevale. Il paese che ha mantenuto la tradizione è solo Gavoi, dove si chiamano “Tumbarinos”, mentre in Ogliastra si chiamano Tamborrusu. Per la Puglia, già nel ‘600 attestò l’uso del “surdastro”, un tamburo che si percuoteva su entrambi i lati con due bacchette. Tipico e assolutamente immancabile nella pizzica salentina. In Campania è tipica la “tammorra”, un tamburo a cornice di grossa dimensione, con pelle di capra o montone e cinque coppie di piattini risonanti inseriti e distribuiti simmetricamente nel fustoche accompagna la danza della “tammurriata.” Il putipù è uno strumento a percussione usato nella musica folk napoletana e, più in generale, nella musica folk di gran parte del Sud Italia, si tratta di un tamburo a frizione. Nel nostro gruppo usiamo 2 tipologie di tamburo: Il rullante e il “semi imperiale”. Il rullante si distingue per la sua altezza ridotta rispetto al semi imperiale e fondamentalmente per una parte chiamata “cordiera” che viene posizionata nella pelle risonante (la pelle non percossa) che conferisce allo strumento un carattere più potente e un suono più Squillante. Può essere sia di metallo che di legno e viene molto usato nelle parate militari, fanfare, marcing band e altro. Il “semi imperiale” viene da noi definito così per distinguerlo rispetto al tamburo chiamato “imperiale” che è più grande di diametro ma soprattutto più profondo. Il semi imperiale è il classico tamburo con fusto in legno di media grandezza con 2 pelli (una battente e una risonante) e può avere dei cerchi di legno, e quindi una tiranteria a corda, o dei cerchi in metallo. Ha un carattere decisamente più “storico” se vogliamo e un suono più “caldo”,


La Parata Nazionale della bandiera LIS, evento di spicco dell'anno, si articola su tre giornate di gare, dal venerdì alla domenica, dove sbandieratori provenienti da ogni parte d'Italia si sfidano nelle categorie di SINGOLO, COPPIA, PICCOLA e GRANDE SQUADRA e ASSOLO MUSICI. La somma dei punti delle varie categorie elegge il CAMPIONE D'ITALIA LIS Dal 2004 il Gruppo è iscritto alla LIS e partecipa ogni anno alla Parata Nazionale della Bandiera, ottenendo grandi risultati, ultimo dei quali il titolo di “Miglior Compagnia d’Italia L.I.S. 2019”.

Balestriere del vescovo.

Vescovo - Manno di Matteo dei Terribili.

Sindaco.

Moglie del Sindaco.

Dama della Torre.


Soldato armato di balestra, arma più temuta del Medioevo. Ha il compito di proteggere il vescovo e tutto il corteo vescovile.


Manno di Matteo Terribili Vescovo di Amelia (dal 1328 al 1362) , rappresenta il potere della chiesa, quindi il suo abito è composto dai simboli del suo mandato: mitra, piviale, pastorale. Tutti i ricami sono stati fatti a mano con punti medievali.


É una delle figure più importanti del corteo, eletto dal consiglio degli anziani per gestire e amministrare il territorio della contrada. Gli strati dell’abito (camicia, gonnella, guarnacca) e i colori delle stoffe (rosso e nero) sono stati scelti appositamente per esaltare l’importanza della sua carica.


Visto la carica di suo marito (Sindaco) è una delle figure femminili più importanti del corteo. I colori del suo abito sono gli stessi dell’abito del marito (rosso e nero), la gonnella ed il mantello sono impreziositi da ricami in oro, in capo porta una corona e il velo. Esce in corteo accompagnata da due ancelle.


Figura simbolica così chiamata perché porta con se su un cuscino la chiave della torre campanaria dodecagonale posta sullo stemma di contrada. La torre affianca la cattedrale di Amelia ed è posta nel punto più alto del territorio della contrada. Il vestito bimezzo blu e verde è abbellito da bordure ricamate a mano.

Marco Polo - Collaolo Geraldini.

Uomo in Arme - Famiglia Nacci.

Uomo in Arme - Famiglia Petrignani.

Dama del Giglio.

Marco Polo Donna.

Vessillifero.

Gruppo Musici.

Il Nervo.


Questi abiti da più di 40 anni patrimonio della contrada, ci sono stati donati da Mario Cotone, padrino della Contrada Collis. Il loro nome deriva dalla serie televisiva “Marco Polo” del 1982 su Rai1 che ebbe un enorme successo. In questo caso la figura storica associata all’abito è Collaolo Geraldini, la famiglia Geraldini è una delle più importanti famiglie nobili di Amelia, conosciuta soprattutto per Alessandro Geraldini che è stato il primo vescovo del Nuovo Mondo.


Armato della famiglia nobile dei Nacci. L’abito composto da vari strati (camicia, farsetto, soprasberga) e accessori (camaglio, spada, pugnale, scudo) trova la sua particolarità nella soprasberga bimezza, dove a sinistra troviamo una schacchiera rossa e bianca e a destra i due delfini opposti, elementi tratti dallo stemma di famiglia. In corteo esce con il vessillo di famiglia.


Armato della famiglia nobile dei Petrignani. L’abito composto da vari strati (camicia, farsetto, soprasberga) e accessori (camaglio, spada, scudo) trova la sua particolarità nella soprasberga bimezza, dove a destra è riportato il leone rampante su tre colli, simbolo tratto dallo stemma di famiglia. In corteo esce con il vessillo di famiglia


Figura femminile appartenente a una delle famiglie più ricche e nobili di Amelia, quella dei Terribili. I gigli presenti nello stemma di famiglia, sono stati ricamati sulla gonnella e riportati con applicazione di piccole borchie sulla cinta.


Questi abiti da più di 40 anni patrimonio della contrada, ci sono stati donati da Mario Cotone, padrino della nascitura Contrada Collis. Il loro nome deriva dalla serie televisiva “Marco Polo” del 1982 su Rai1 che ebbe un enorme successo. Nelle nostre ricerche storiche siamo riusciti a recuperare una raccolta di libricini della serie trovandoci foto dal set in cui compaiono alcuni di questi vestiti.


Figura che apre il corteo storico, poiché il vessillo che porta rappresenta la contrada stessa. É il protettore dei colori della contrada, il blu e il verde e della torre campanaria che ne è il simbolo. Sulle bordure del mantello è stato ricamato il motto della contrada ‘Fortitudo est virtus’.


Il gruppo musici concepito come un’armata di contrada è composto da tamburi e tubicine. I loro abiti sono stati pensati come quelli di uomini in arme, infatti oltre agli strumenti con cui danno ritmo al corteo indossano camaglio e pugnale.


È il laboratorio di rilegatura di libri e manoscritti della contrada. Si chiama così perché i nervi sono le corde di supporto alla rilegatura tradizionale a telaio che a libro finito sono visibili sul dorso. Nato per creare i libri destinati al corteo usa materiali (carta, pelli, fili) e tecniche il più possibile attinenti al periodo storico.

Il Vessillo.

Musico.

Anziano dei Dieci del Popolo.

Anziano dei Dieci del Popolo.

Sindaco.

Ancella della Moglie del Sindacus.

Moglie del Sindaco.

Guardia Cittadina.


Una grande bandiera rossa e blu che reca la riproduzione, dipinta a mano, di una delle due porte presenti nel territorio della contrada: Porta Leone IV o PORTA GILIONIS. Il nostro primo stendardo riportava gli stessi colori divisi da una fascia orizzontale d'oro, il blu diviso da un' altra fascia d'oro verticale con due stelle in argento e una ruota in campo rosso, riportando lo stemma della nobile famiglia Venturelli.


L'abito del musico nasce dall'osservazione di una piccola figura in affresco conservato nella Sala del Mappamondo a Siena, ''La battaglia di Valdichiana'' di Lippo Vanni. Alla testa dell'esercito osserviamo i musici a cavallo con tubicine e uno in particolare con tamburi. Indossa un veste corta con pellegrina e un cappuccio stretto al collo. Da questo nasce la nostra interpretazione.


L'abito è ispirato ad una figura maschile dipinta da Giotto in uno degli affreschi della Basilica superiore di Assisi (1295-1299). La veste è in lana color 'rovano', la manica è stretta al polso da bottoni, la guarnacca è senza maniche chiusa al collo da un solo bottone. Abito completato da tre mantellini di diverse lunghezze, infula e cappello. Completa la figura una fascia appoggiata sulla spalla con i colori comunali.


Per la realizzazione di questo abito abbiamo preso spunto dalle figure dipinte dal lorenzetti nell'affresco conservato nel Palazzo Pubblico a Siena ALLEGORIA DEL BUONO E DEL CATTIVO GOVERNO, datato 1338/40. Caratterizzato da maniche pendenti al gomito, la 'roba' consta di camicia, veste, sopravveste, infula e cappello. Anch'egli con lista bipartita comunale.


Il Sindacus era la principale figura di riferimento all'interno della contrada. Il nostro veste i colori della contrada stessa. Veste blu scurissimo, mantello con pellegrina e cappuccio rosso, ricamati a mano, ispirati ad un dipinto di Nicolò da Bologna datato 1330, intitolato 'Matrimonio'.


Nel medioevo ogni dama era sempre seguita da un'ancella che la accompagnava e aiutava nelle faccende domestiche, nei lavori e nella gestione della casa. L'abito della nostra ancella è composto da una veste in panno di lana avorio con scollo e polsi ricamati a mano e sopravveste in seta grezza azzurra con scollo arricchito da bottoni, realizzato prendendo spunto da un dipinto del 1325 di Pietro Lorenzetti, ''Sant'Agata''.


La moglie del Sindacus indossa gli stessi colori del marito. Veste in seta cruda blu notte, con medaglione ricamato sul davanti, mantello rosso con cappuccio con gli stessi ricami che ornano la pellegrina del sindacus, tutti ripresi fedelmente dai bordi dorati del mantello della MADONNA DEL LATTE di Lorenzetti e ricamati interamente a mano. L'abito è ispirato al dipinto di Vitale da Ravenna ''Incoronazione della Vergine'' del 1334 circa conservato nella Pinacoteca Nazionale di Bologna.


La nostra guardia indossa mantello nero, camaglio ed elmo a bacinetto, cintola in cuoio con spada. L'abito è tratto dall'Affresco di Ambrogio Lorenzetti 'Allegoria del buono e del Cattivo governo del 1338.

Frate Minore.

Stendardo Fraternita di Santa Maria di Laici.

Dama di Carità.

Moglie di Buccio di Benencasa, erede di Casuccia Mellis.

Ancella della Dama della Porta.

Dama delle Mura.


La contrada ospitava anche una piccola comunità di Frati Francescani di cui abbiamo tracce già dal 1287. L'abito del frate è ispirato ai numerosissimi dipinti di Giotto in cui egli raffigura il Poverello di assisi. Tunica in panno di lana scuro con cappuccio e corda legata in vita. Anche i sandali sono realizzati a mano in cuoio proprio come del dipinto di Giotto.


La contrada Crux Burgi ospitava la primaria sede della Fraternità di Santa Maria dei Laici, o Hospitalae Santae Mariae, fondato prima della fine del '200 ma tracce sicure si hanno dal 1306 con il lascito testamentario di Casuccia (Benincasa) Mellis. Lo stendardo che portiamo in corteo rappresenta la Madonna in Trono dipinta come miniatura della prima pagina dello Statuto della Fraternita. E' realizzato in seta e cotone con parti ricamate a mano e altre dipinte.


L'abito segue lo stendardo della Fraternità di Santa Maria dei Laici e raffigura una delle numerose dame di carità che prestavano la propria opera o offrivano denaro per aiutare il prossimo. Il modello dell'abito è una rielaborazione di quello dipinto da Tommaso da Modena in Sant'Agnese: abito bipartito con mantello dalla scollatura aperta fin quasi alle spalle, lo abbiano solo caratterizzato aggiungendo ricami a mano sullo scollo e sul mantello.


L' abito dai colori sgargianti è tratto da un affresco di Giotto nella Cappella degli Scrovegni del 1303/05. Composto da una veste in lana ruggine ricamato a mano allo scollo e ai polsi e una sopravveste senza maniche di ispirazione duecentesca in lana viola sempre ricamata. Completa l'abito un ricco velo da intrecciare nell'acconciatura in lino sottile o in seta.


Ancella che indossa i colori della contrada, l'abito è ispirato a quello di una damigella dipinta in una maiolica arcaica, Il Catino di Acquapendente risalente alla metà del XIV secolo. La 'roba' consta di una camicia il cotone, una veste in seta cruda con bottoni che chiudono i polsi e la schiena, e sopravveste bipartita con maniche pendenti. La testa è scoperta in quanto la fanciulla è molto giovane, oppure semplicemente acconciata con un velo corto e leggero.


Abito in lino grezzo tessuto a mano, con inserto ricamato a mano che borda lo scollo e prosegue sulla lunghezza, come il mantello tutto bordato in seta ricamato in oro. La traccia iconografica parte dalla 'Madonna dei denti' di Vitale da Bologna per proseguire con 'l'Incoronazione della Vergine' e 'L'Allegoria ed Effetti del Buono e del Cattivo Governo' per l'ispirazione dei ricami. Dal colore alla trama del tessuto l'abito è una figura allegorica che vuole rendere omaggio alle nostre splendide mura poligonali.

Dama della porta.

Dame della luce.

Gruppo musici.

Priore di San Giacomo Egidio Girardini di Todi.

Fortitudo.

Pietro di Manno di Boccarino.

Insegna Famiglia Boccarini.


Attraverso questa figura femminile si intende dare una rappresentazione “regale” al concetto della porta. Questa protegge la Città dal mondo esterno, ma al tempo stesso assume una posizione delicata e quindi va curata costantemente. La donna porta con sé un cuscino dove è appoggiata la chiave della porta e diventa quindi uno dei simboli della custodia della Città.


Possiamo assegnare due significati alle Dame: il primo è quello di far luce su il “gruppo della porta” che le segue, il secondo è quello di assistere coloro che difendono la Città permettendogli di vedere al di là della porta. Le Dame portano la luce anche come accezione religiosa, simbolo che richiama la fede in Dio. Ed è proprio l’aspetto mistico che rende affascinante le due figure. In un certo senso, esse rappresentano anche la benedizione che scende su tutti coloro che dovranno affrontare i pericoli dell’essere cavalieri e combattenti in caso di assalto. Non a caso introducono l’unico gruppo militare della contrada.


Il gruppo Musici è composto da chiarine e culisse (o cornamuse) e tamburini. Il gruppo musici si impegna a ricreare suoni e ritmi che affondano le radici in epoca medioevale. L’esibizione si basa sull’esecuzione di ritmi della tradizione militare, che erano accompagnati da piccole coreografie. L’intento del gruppo musici è quello di creare un momento musicale d’impatto e suggestivo per il pubblico, del Palio e della città di Amelia.


Le monache del convento di San Magno avevano anche il compito di amministrare i possedimenti dell’hospitium di San Giacomo, sia pure sotto il controllo di San Paolo Fuori le Mura. I possedimenti di San Giacomo de Redere ed i suoi proventi sono stati più volte oggetto del contenzioso tra le monache ed i vari priori assegnati nel tempo a San Giacomo. Si trova che intorno al 1345 fu nominato “priore” di San Giacomo il canonico Egidio Girardini di Todi.


Le monache del convento di San Magno avevano anche il compito di amministrare i possedimenti dell’hospitium di San Giacomo, sia pure sotto il controllo di San Paolo Fuori le Mura. I possedimenti di San Giacomo de Redere ed i suoi proventi sono stati più volte oggetto del contenzioso tra le monache ed i vari priori assegnati nel tempo a San Giacomo. Si trova che intorno al 1345 fu nominato “priore” di San Giacomo il canonico Egidio Girardini di Todi.


La famiglia Boccarini è una famiglia antichissima discendente da un Nordo de Guerro. All’interno della contrada Posterola è anche presente un Palazzo Boccarini (sito nell’omonima via) già dal 1200. A testimonianza del fatto che i Boccarini avevano possedimenti in Posterola troviamo che all’interno del catasto di Posterola del 1371 si ritrova il nome di Pietro di Manno di Boccarino; tuttavia, si suppone che al periodo di riferimento delle rievocazioni 1346, tale Pietro di Manno di Boccarino avesse una età compresa dai 5 ai 15 anni.


Arma della famiglia Boccarini: inquartato in croce di S. Andrea d’oro e di rosso a quattro palle dell’uno nell’altro. Lo stemma è visibile anche nell’architrave del portale di ingresso dell’omonimo palazzo.

Capitaneus.

Vessillo.

Moglie del Sindaco.

Sindaco.

Insegna San Magno.

Notaio Magister Nicolaus Mancie.

Badessa del Convento di San Magno - Iacoba Iacobi.

Lucia Bufalari.


La figura del custode o “capitaneus” può essere considerata di particolare rilevanza in quanto la questione della difesa delle porte della città è affrontata a più riprese all’interno delle Riformanze. Una figura assimilabile ad un “capitano armato” o “custode” della porta assume un ruolo importante per la sicurezza della città e quindi degna di nota e rappresentativa delle figure chiave della Contrada Posterola. Per enfatizzare l’importanza della sua figura, dai cui ordini dipendevano altri uomini, egli viene raffigurato a cavallo con indosso un’armatura.


Il vessillo è l’emblema della contrada, esso racchiude il simbolo che ci rappresenta, PORTA POSTEROLA, ed i colori, il giallo e il rosso. Il Vessillo è l’Insegna per eccellenza più importante della contrada che verrà poi seguito da piccole insegne minori di famiglie o di monasteri che sono racchiusi nel nostro territorio.


Il Sindaco e la Moglie del Sindaco sono la più alta carica della Contrada.


Il Sindaco e la Moglie del Sindaco sono la più alta carica della Contrada.


Il monastero benedettino di San Magno è una delle strutture religiose più importanti all’interno della contrada e dipendeva dalla chiesa di San Paolo Fuori le Mura di Roma. Nel corteo per introdurre il gruppo di San Magno compaiono due “portainsegna” che sorreggono due tele: una rappresenta l’ordine di san Benedetto (simbolo con la scritta Pax) e l’altra il simbolo di San Paolo (mano con la spada).


Legata al Monastero di San Magno è possibile attestare la presenza di almeno un notaio. In questo caso, il notaio citato porta il nome di Nicolaus Mancie. I rapporti tra il notaio ed il monastero vengono confermati con la sua nomina a “procuratore” del monastero assieme ad altri 5 il 26 Ottobre 1348. Oltre al suo servizio presso il monastero, Nicolaus Mancie ha assunto diversi incarichi per il comune di Amelia, spesso in veste di rappresentante per la contrada Posterola


Iacoba Iacobi è la badessa del monastero di San Magno la cui reggenza viene attestata almeno dal 1347, ma che risulta probabilmente antecedente. In questo periodo, ed in particolare nel 1346, il ruolo della badessa risulta piuttosto importante per San Magno. Essa infatti si batte con ardore per la difesa dei i beni dell’hospitium di San Giacomo (o Ospedale di San Giacomo de Redere) che erano direttamente collegati al monastero di San Magno.


La famiglia Bufalari ha origine nel Castel di Porchiano (oggi Porchiano del Monte) e si sviluppò sin dalla prima metà del XIII secolo. Lucia, suora mantellata dell’Ordine di S. Agostino che venne beatificata dopo la sua morte attestata al 27 Luglio 1350. La figura di Lucia è presente nel corteggio in veste laica, solo per simboleggiare la sua presenza. Ella reca in mano lo stemma della famiglia Bufalari ed è raffigurata da una ragazza con un vestito dai colori tenui e con un personaggio molto “semplice e pulito” (nei lineamenti e nei decori), come per indicare il cammino che sta seguendo il personaggio.

Balestriere.

Balestra.

Falcione.

Spada.

Alghiero da guerra.


Il vestito di questo tipo è adottato della fine del XIII secolo ed è utilizzato per la sua leggerezza in fase operativa ed al contempo una sua relativa solidità protettiva, visto che difficilmente il balestriere era impegnato in combattimenti “corpo a corpo”. Il vestito del balestriere adottato è composto dalle seguenti parti: Camicia in cotone grigio con spacchi laterali ed allacciatura anteriore con laccio in cuoio o in stoffa. Tunica in panno di lana di color rosso, con spacchi laterali. “Coracia” formata da rettangoli di cuoio fissati su una base di tela grezza, che rendono la coracia flessibile e robusta per proteggere il corpo. In origine ciascuna tasca in cuoio conteneva una placca in ferro, per maggior protezione. Mantello in panno di lana, di color nero con bordatura di colore rosso, come la tunica. Copricapo: a seconda delle necessità si indossa un'infula con tocco, cappuccio fissato su uno spallone, camaglio in maglia di ferro, “capellum ferri” (elmo) con sottogola in cuoio. Generalmente si porta un'infula con il camaglio in maglia di ferro. Ai piedi si indossano degli stivali al polpaccio. Come accessori si indossa una cinta alla vita con cui si sostiene una “scarsella” in cuoio e una “basilarda”, fissate sul lato destro, mentre alla sinistra si porta un pugnale o una spada corta. In occasione delle manifestazioni si indossano varie combinazioni di abito alleggerendo o appesantendo il vestito, potendo aggiungere o togliere i componenti in base all'attività da svolgere ed al clima del momento.


Arma da tiro a grande distanza. Di varia dimensione e potenza. Scaglia dardi con particolare potenza. Le versioni base sono caratterizzate dell'imbracciata, che è possibile soltanto per le armi più piccole. Le altre devono essere installate su delle strutture ancorate a terra e devono essere caricate con appositi martinetti. Nelle balestre definite “da banco” i dardi scagliati viaggiano ad oltre duecento Km/h e le corde sono caricate con una potenza anche superiore ai seicento chili.


Ferro asimmetrico costituito da una lama che va allungandosi dalla base verso la punta. Ha un grande tagliente rettilineo da un lato e un dorso dall'altro lato che a volte può presentare delle sporgenze di varia forma. Ha azione di stocco e fendente. Effetto perforante e tagliente.


Ferro che nel tempo si modifica per dimensioni e peso. Può essere affilato o meno. A seconda delle dimensioni può rendersi necessario l'uso di una o tutte edue le mani. Di conseguenza l'impugnatura può essere ad una, una e mezza, o due mani. Ovviamente il peso varia da circa un chilo fino ad oltre tre. La lunghezza della lama va da circa un metro fino ad oltre un metro e mezzo. La spada ad una mano si porta inguainata sulla sinistra per poterla estrarre con la mano destra. Le altre più grandi si agganciano generalmente sulle selle delle cavalcature. Azione di stocco e fendente. Effetto perforante e tagliente.


Ferro asimmetrico costituito da una punta generalmente a sezione quadrata, sulla cui base sporge un uncino. Azione di stocco e fendente. Effetto perforante e strappante.

Frate.

Gonfalone.

Banditore.

Gruppo tamburini.

Moglie del Podestà.

Ancella della moglie del Podestà.

Moglie del Guardiano.

Prosegui.


Vessillo della Città con stemma antico A.P.C.A. Questo acronimo rende possibili due interpretazioni: Amerinus Populus cum Antianis e Amerinum Populum Concordia amplectetur (= la concordia abbracci il popolo di Amelia).


Ufficiale minore del Comune, che, dalla Loggia ancora esistente in piazza Marconi, leggeva ad alta voce il contenuto dei bandi comunali (leggi, provvedimenti amministrativi e fiscali, aste, condanne, rappresaglie, etc.), e in determinati casi anche i bandi della confraternita di S. Maria dei Laici.

Capitano Armati del Podestà.

Podestà.

Miles Socius.

Guardiano.

Camerario.

Cancelliere.

Giudice collaterale.

Prosegui


Nel Trecento il podestà di Amelia è nominato, ogni 6 mesi, dal Senato di Roma; deve essere forestiero e portare con sé la sua familia (= una serie di ufficiali che collaborano direttamente con lui). Il podestà ha un ampio potere sia esecutivo-amministrativo che giudiziario. Istruisce e giudica in primo grado cause penali, civili ed estraordinarie. Conduce indagini sia d’iniziativa che dietro denuncia, ed è egli stesso a eseguire le sentenze, sia pecuniarie che personali. Partecipa anche alla difesa militare della città. Gli è proibito interagire con i nobili, e deve portare rispetto massimo agli esponenti delle cariche collegiali (Anziani, Dieci del Popolo, etc.), che non può arrestare se quando sono ancora in carica.


Ufficiale facente parte della familia del podestà, che collabora col podestà soprattutto in azioni di polizia e/o militari. è addetto anche all'incolumità personale del podestà.


Lo Statuto del 1346 non tratta direttamente dell’ufficio del Guardiano. Questo ufficiale funge da vice-podestà quando la carica è vacante. Normalmente ha molti dei poteri esecutivi del podestà (meno quelli giudiziari): arresta chi fa congiure, riscuote le multe sulle rappresaglie, punisce i carcerieri che maltrattano i detenuti e coloro che escono dalla città per andare a far guerre. Il suo compito è altresì militare, soprattutto nell’organizzazione della custodia della città. In questo senso, egli ha ai suoi ordini i suprestites super custodia e i portanarii, nonché 6 scudieri e un cavallo da guerra.


Ufficiale superiore del Comune incaricato della gestione materiale della cassa e della registrazione delle finanze comunali, una sorta di ragioniere generale. Incassa le imposte, paga stipendi, tiene libri contabili, effettua l’inventario dei beni del Comune.


Nel Trecento il cancelliere di Amelia è nominato, ogni 6 mesi, dal Consiglio del Popolo; deve essere forestiero. Questo ufficiale è il dirigente apicale della macchina amministrativa comunale. Non prende sostanzialmente decisioni, ma registra tutta quanta la vita amministrativa della città: trascrive tutti gli atti e i provvedimenti, le proposte, le delibere, le votazioni, le lettere, le condanne, i condannati, le entrate e le uscite nei libri delle Riformanze. Tiene e redige i libri dell’Appassato, degli Ambasciatori, e dei Conti. Coordina i notai comunali. E’ l’unico ufficiale cui è consentito di presenziare ai Consigli e mangiare e bere con gli Amerini.


Nel Trecento il cancelliere di Amelia è nominato, ogni 6 mesi, dal Consiglio del Popolo; deve essere forestiero. Questo ufficiale è il dirigente apicale della macchina amministrativa comunale. Non prende sostanzialmente decisioni, ma registra tutta quanta la vita amministrativa della città: trascrive tutti gli atti e i provvedimenti, le proposte, le delibere, le votazioni, le lettere, le condanne, i condannati, le entrate e le uscite nei libri delle Riformanze. Tiene e redige i libri dell’Appassato, degli Ambasciatori, e dei Conti. Coordina i notai comunali. E’ l’unico ufficiale cui è consentito di presenziare ai Consigli e mangiare e bere con gli Amerini.